Marinella Correggia – Zero Rifiuti

Manuela Correggia – Zero rifiuti
Manuale di pratiche individuali e collettive per prevenire i rifiuti, cambiare la propria vita e l’economia

Altreconomia Edizioni

Una casa senza pattumiera, una città senza discarica. Si può fare! 

Questo manuale spiega perché prevenire è meglio che smaltire: tutte le pratiche individuali e collettive per una vita senza monnezza. La sfida oggi non è solo riciclare, ma “prevenire” i rifiuti: ridurre o azzerare gli scarti e sostituire oggetti di vita breve con beni durevoli. E, come Gandhi, diventare “spazzini di noi stessi”, in casa o in ufficio. Prefazione di Paul Connett e Rossano Ercolini, storici esponenti della strategia Rifiuti Zero.

Marinella Correggia è giornalista e scrittrice. Tra i suoi molti libri “Manuale pratico di ecologia quotidiana” (Mondadori), “La rivoluzione dei dettagli” (Feltrinelli), “Io lo so fare” e “Il Cuoco leggero” (Altreconomia).

Il capitalismo procede spedito verso il suo fine e la nostra fine. E’ moderato nelle ideologie che sforna e sembra, a parole, essere immune da ogni fanatismo ma il radicalismo delle sue pratiche quotidiane porta all’estinzione della vita. I suoi apologeti nascondono la realtà e, mescolando le carte in tavola, fanno apparire i fautori del cambiamento come dei pazzi, utopisti ed estremisti. Nonostante la confusione e le incertezze da loro causate, nonostante le difficoltà nel contrastare abitudini malsane e mentalità radicate da tempo, dobbiamo insistere con ragionevoli proposte concrete, con esempi di pratiche altre e possibili, con la realizzazione di nuove e solidali relazioni. Nello stesso tempo dovremo smascherare e scartare ogni inutile palliativo perché non è più il tempo degli autoinganni.
Viviamo un’epoca pericolosa in cui è da irresponsabili pensare di conservare gli stessi modi del produrre utilizzando mezzi diversi – ad esempio energie verdi.
Non abbiamo bisogno di sviluppo, o di crescita perseguita con altri modi.
Dobbiamo invece ripensare il nostro modo di interagire con la natura. Dobbiamo rispettarne i ritmi e imparare a respirare con lei.
E’ il discorso che fa Marinella Correggia nel suo pregevole Zero rifiuti.
La giornalista e ambientalista non affronta il problema dei rifiuti dal punto di vista della raccolta differenziata e del conseguente recupero che ovviamente, comunque, auspica.
Lo esamina, invece, dal punto di vista della prevenzione spinta perché “…nessun ciclo dei rifiuti, per quanto “virtuoso”, cancellerà l’enorme dispendio a monte di materie prime, energia (quella cosiddetta grigia, incorporata nelle merci), acqua (quella nascosta nei processi produttivi), rifiuti industriali, solidi, liquidi, gassosi, inglobati in un ciclo accelerato di produzione, distribuzione e consumo di prodotti e materiali che sfocia in troppe cose inutili prodotte, troppe scartate, troppe avanzate, troppi oggetti con una vita corta, troppi senza vero valore d’uso, troppo che non si consuma, troppi imballaggi, troppa obsolescenza. “Tanto si ricicla”, dicono.”
In questo libricino ci viene sbattuto in faccia il vero problema: occorre produrre ciò che realmente serve e che insieme possa durare a lungo, utilizzando solo materiali perfettamente riciclabili. Così facendo non sprecheremo nulla, non produrremo rifiuti e quindi non avremo bisogno né di pattumiere, né di discariche. La cosa è perfettamente possibile. Lo dimostra il fatto che varie città nel mondo hanno deciso di porsi l’obiettivo rifiuti zero.
Capannori un comune di 46mila abitanti della provincia di Lucca ha adottato nel 2007 – primo in Italia – una delibera in cui si impegna ad arrivare a Rifiuti Zero entro il 2020. Dal 2007 altre nostre 25 municipalità si sono impegnate nello stesso progetto.
A Capannori il 23 gennaio 2011 è sorto – primo in Europa – un “Centro di ricerca Rifiuti zero” che, tra i suoi scopi, ha anche quello di promuovere tavoli di discussione con le imprese produttrici. “Il messaggio è semplice: – dice Marinella Correggia – in un contesto in cui la comunità ha ormai risolto il 75% del problema della gestione dei rifiuti la restante parte del problema, in gran parte frutto di oggettivi “errori di progettazione” deve essere risolto responsabilizzando le imprese. In questo processo innovativo si gioca il passaggio da un modello economico e produttivo insostenibile definibile di tipo “lineare” (dalla estrazione di materiali allo smaltimento) ad uno gradualmente sempre più sostenibile e “circolare” (per cui la “fine” di un prodotto diventa l’inizio di un nuovo prodotto azzerando tendenzialmente gli scarti come avviene in natura)”

Le innumerevoli proposte contenute nel prezioso libretto, rivolte ai singoli e alle municipalità, sono rette da due profonde convinzioni:
1) Se si smettesse di acquistare oggetti inutili, l’offerta dei produttori finirà inevitabilmente con il tenerne conto e cambiare.
“Nove miliardi di bottiglie di plastica vendute e bevute ogni anno in Italia” sono un’offesa alla natura. “Un miliardo e mezzo di lattine per bibite e birra gettate ogni anno” nella sola Italia, … “L’esercito di flaconi, tubetti, fustini vasetti, pacchetti, rotoloni, salviette, fazzoletti, sticker, barattoli, bottiglie, bustine, dispenser” … “Una montagnola di Rsu plastici, vetrosi, alluminici e poliaccoppiati non riciclabili.” E, in generale un’enorme quantità di prodotti monouso e iperimballati di cui si potrebbe facilmente fare a meno.
L’elenco infinito di questi prodotti ci ricorda – e lo ribadiamo ancora una volta, nonostante ciò possa dispiacere a molti – che siamo noi a sprecare, siamo noi che volontariamente ci circondiamo di cose inutili, nostra è la responsabilità delle brutture del mondo. L’inferno a cui andiamo incontro è quello che ognuno di noi sta contribuendo a costruire con le sue piccole azioni quotidiane. Servirebbe una maggiore consapevolezza, ci dice anche Marinella Correggia.
2) Le scelte a cui si invitano i singoli debbono essere facilitate.
Che senso avrebbe proporre di fare i propri acquisti presso un gas (Gruppo di acquisto solidale) o in un negozio leggero, se gas e negozio leggero sono a decine di chilometri da casa? Non è giusto e neppure conveniente ridurre i propri scarti essendo costretti ad aumentare l’inquinamento dell’aria con inutili e costosi spostamenti. Per questi motivi Marinella Correggia fa innumerevoli proposte alle Municipalità. La ricchezza pratica del suo prezioso saggio si evince dal lungo elenco di incentivi e promozioni, disincentivi e divieti, proposte per sensibilizzare e formare cittadini consapevoli.
Riporto solo alcune sue indicazioni.
Autorizzazione al compostaggio domestico e riduzione delle tariffe per gli autocompostatori, corsi per imparare l’arte del compostaggio – i comuni che hanno semplicemente regalato compostiere senza preoccuparsi di istruire i cittadini, hanno miseramente fallito nello scopo –
Avvio di progetti di recupero degli alimenti e iniziative contro lo spreco di cibi. Facilitazioni per le ecofeste e le ecosagre. Marchio di qualità ambientale per ecoristoranti, ecobar, ecoalberghi. Introduzione della tariffa puntuale (secondo la produzione di rifiuti di ciascuno), eliminazione dell’acqua in bottiglia, delle stoviglie usa e getta, di ogni pubblicità cartacea non richiesta –basterebbe una delibera comunale – di ogni shopper usa e getta di qualsiasi materiale sia fatto. Rifiuto di collocare distributori automatici di bibite o merendine industriali nelle scuole e in tutti i luoghi pubblici.
Incentivi all’avvio di negozi leggeri (quelli in cui tutto, dai biscotti alle farine, dall’olio al vino, dai legumi ai cereali, scende sfuso dai dispenser allineati alle pareti; quelli in cui il cliente riempie i contenitori e le bottiglie che si è portato da casa e che riutilizzerà infinite volte, con i beni sfusi che acquista.)
Promozioni di gruppi di acquisto solidali, incoraggiamento alle filiere del riuso/riparazione, ecocentri solidali per conferimento, rivendita, riuso, riparazione, scambio.
Campagna a favore dell’acqua di rubinetto, distributori pubblici alla spina di acqua microfiltrata, valorizzazione della rete delle fontanelle pubbliche.

Ai singoli vengono fatte diverse proposte. Ne presento solo due invitando i lettori a leggersi interamente il libro.
1)Del compostaggio abbiamo già parlato (LINK DA INSERIRE) ma vorrei aggiungere alcune interessanti informazioni.
Marinella Correggia consiglia come testo di riferimento il Corso di compostaggio domestico in campagne e città (copia su internet in http://www.italianostra.org/wp-content/uploads/corso-compostaggio.pdf) realizzato dal chimico Federico Valerio, attivista di Italia Nostra.
Un altro sito interessante è http://ortodicarta.wordpress.com in cui viene descritto il “compost dei pigri” , un facile metodo di compostaggio a cumulo.
Esistono metodi per accelerare molto il compostaggio – fino a 3-4 settimane – (fermentazione bokashi) con “l’aiuto di potenti microrganismi anaerobici”.
Le compostiere possono essere di varia forma. Interessanti per minimizzare lo spazio necessario (sui balconi) è la compostiera sul “poggiolo”. Un’altra è quella di “coccio”.
“Sul blog http://federicovalrio.splinder.com sono descritte anche compostiere indiane molto carine, fatte di vasi tondi impilabili per i diversi tempi di compostaggio.”
Infine “su http://youtube.com/watch?v=wZsn8lfu91k è spiegato come riuscire “a compostare senza odori n salotto dietro divani e poltrone”
2) Vale la pena insistere sul problema della pulizia.
I detergenti usati in una casa sono decine e decine, la maggiora parte dei quali è contenuto in recipienti monouso in plastica. “Per produrre un flacone di detergente (solo il contenitore) occorrono in media 200 litri di acqua e 1,5 kWh di energia, con l’emissione di oltre 130 grammi di anidride carbonica.” I guai che causano all’ambiente – contenitori e contenuto – sono immensi per cui è totalmente condivisibile ciò che viene detto a pagina 68: “Applicato alla pulizia, il “familismo amorale” degli italiani è questo: pulisco fino alla sterilizzazione della mia casa, il mio corpo e quello dei miei figli. E inquino tutto intorno.”
In ogni casa si potrebbe fare a meno della stragrande maggioranza dei prodotti usati per la pulizia. Basterebbe sostituirli con pochissimi altri, per lo più già utilizzati per altri scopi, non inquinanti e molto meno costosi.
Ad esempio l’aceto di vino è un ottimo sgrassante, lucidante, ammorbidente ed anticalcare. Il sapone universale tipo Marsiglia è utilizzabile per il corpo e per lavare biancheria. Grattugiato è ottimo anche in lavatrice. Il bicarbonato di sodio, anche unito al sapone di Marsiglia è un ottimo nettante. Il sale da cucina con l’aceto è un ottimo sgrassante. Con i fogli di giornale si puliscono i vetri alla perfezione, con le cartine di Armenia, antichissime, si profuma la casa, con la liscivia dalla cenere si lavano pavimenti e piastrelle e con l’acqua di cottura della pasta si lavano alla perfezione piatti e pentole.
I municipi hanno, in questo settore, ancora molto da fare.
Sarebbe meritorio se favorissero l’autoproduzione di alcuni di questi prodotti, magari organizzando giornate di autoproduzione collettiva in cui invitare i cittadini, aiutati di tecnici, a produrre beni preziosi e insieme relazioni solidali.