Viaggio a piedi in Siria (Febbraio-Marzo 2011)

Questo viaggio ha avuto luogo tra il 27 Febbraio e l’8 Marzo 2011 e si è concluso pochi giorni prima dello scoppio della guerra civile che ha distrutto quasi completamente la Siria.
Voglia questa testimonianza essere un tributo ad un luogo meraviglioso che non è più – martoriato da una guerra orribile – e al popolo siriano che ha visto le proprie case distrutte e il proprio mondo sacrificato agli idoli della violenza e dell’insensatezza.

Mio padre scrive: “Della Siria mi ha colpito la convivenza pacifica di etnie e religioni diverse.” Ricordo che raccontava di aver incontrato persone gioviali ed ospitali, che avevano poco ma condividevano quasi tutto.
Anche oggi che il male sembra aver vinto e il piatto della bilancia che reggeva pochi colpevoli è calato come una ghigliottina sopra la testa di troppe persone innocenti, non posso non pensare che quel mondo nasconde sotto le macerie tutta la bellezza e l’umanità che mio padre ha incontrato lungo il suo cammino.

Siria
185.180 km² – 23.695.000 abitanti


Il territorio siriano è molto vario. Il suolo, ricco di fossili, è composto da rocce depositatesi sul fondo del mare di Theti da cui, nel Terziario, è emerso. Longitudinalmente è suddiviso in una pianura costiera, in due fasce montagnose allungate da Nord a Sud, da una fossa intermedia alle due catene e, ad oriente, da un vasto altipiano desertico.
Della Siria mi ha colpito la convivenza pacifica di etnie e religioni diverse.
Fra la popolazione, in maggioranza araba, vi sono beduini del deserto, curdi, armeni e anche piccole comunità di circassi, turchi, turkmeni. Dal 1948 vi risiedono circa 300 mila rifugiati palestinesi e, in seguito alla guerra che ha devastato il loro paese, migliaia di profughi irakeni.
Il 90% dei siriani è mussulmano, il rimanente 10% è cristiano.
I mussulmani sono per l’80% sunniti gli altri sono minoranze sciite. Fra gli sciiti importanti sono gli ismailiti fra cui gli alatiti (alla cui fede appartiene Bashar al-Asad, attuale presidente, nonché i vertici delle forze armate). Ma vi sono anche i moderati zaiditi, i nizariti, conosciuti come Setta degli assassini, gli imamiti o duodecimani.
In Siria vi sono anche appartenenti alla religione Yezidi che è un vero e proprio contenitore di culti orientali – vi confluiscono elementi di giudaismo cabalistico, cristianesimo mazdeo e misticismo islamico.
Anche la religione drusa, di derivazione mussulmana, fondata in Egitto nel XI secolo, fonde insieme elementi tratti dall’islamismo, dal giudaismo, dal cristianesimo e dall’induismo. I drusi perseguitati dai sunniti egiziani trovarono rifugio in Libano e in Siria.
I cristiani appartengono per metà alla chiesa ortodossa, gli altri sono cattolici e in piccolissimo numero anche protestanti. I tre rami del cristianesimo sono rappresentati da ben 11 chiese diverse: greca ortodossa, armena ortodossa, siriana ortodossa o giacobita, greca cattolica, armena cattolica, siriana cattolica, maronita, protestante, latina, nestoriana, assiro caldea.
Tante differenze giustificano pienamente la citazione fatta nella guida Polaris da noi utilizzata – unico difetto: è troppo pesante – del filosofo Ibn Arabī, vissuto a Damasco fino alla morte avvenuta il 16 novembre 1240, che io riporto integralmente:

Il mio cuore è divenuto capace di accogliere ogni forma
è un pascolo per le gazzelle
è un convento per i monaci cristiani
è un tempio per gli idoli
è la Ka’ba del pellegrino è le tavole della Torah,
è il libro del Sacro Corano.
Io seguo la Religione dell’amore, quale mai sia la strada
che prende la sua carovana:
questo è il mio credo e la mia fede.

Il mio viaggio è durato dal 27 febbraio 2011 all’ 8 marzo 2011.
E’ stato essenzialmente un trekking anche se nella seconda parte gli spostamenti in pullman, auto e minibus sono stati frequenti. Necessaria è la conoscenza della lingua inglese.


Il giorno 28 febbraio alle 1.10 del mattino siamo giunti ad Aleppo provenienti da Roma via Istanbul. Con un taxi siamo andati all’Hotel al-Gawaher nel centro della città. Verso le 9 abbiamo iniziato la visita alla città. Alle 11 siamo andato in via King Faisal dove risiede una piccola comunità di Salesiani. Chiedendo di loro abbiamo incontrato un generoso sarto siriano e suo figlio che, per aver studiato entrambi in Italia, conoscono bene sia l’italiano che i padri salesiani. I padri Charvel, Chadi Ibraim, Giorgio, Simon e i giovani Eduard e Maaran, ci hanno accolto con grande calore offrendoci il pranzo, la cena e un letto per la notte. Escludendo l’ultimo, tutti parlano un ottimo italiano. Dopo pranzo, in attesa del nuovo incontro serale, siamo tornati nel centro della città.

L’interno di un Khan
Ingresso alla cittadella
La vita nella cittadella. Dall’alto, una bancarella del sŭk, il sapone di Aleppo, un venditore di ghiaccio, composizioni con verdure e un mercato di piazza.
La grande moschea Omayyade o Jama Zacharia, costruita nel 715.
Un reliquiario al suo interno accoglie la testa di Zaccaria padre di Giovanni Battista.
Cortile interno.
La vita nella moschea.

La mattina di martedì 1 marzo abbiamo preso un pullman per la stazione Leramun, alla periferia di Aleppo. Qui abbiamo trovato un minibus che ci ha condotto a Barad (o Brad), la cittadine in cui ha vissuto San Marone, fondatore dei Maroniti.

Resti della chiesa in cui fu sepolto San Marone.

Poi, inoltrandoci in una terra sassosa alla ricerca di sentieri, ci siamo diretti verso Qalaat Sama’an (San Simeone).
Incontriamo Bā‘ay, un paesino curdo. La gente è in attesa per un funerale. Un curdo dai grandi baffoni neri ci invita a casa sua a bere un caffé.

Poi di nuovo avanti, finché non vediamo apparire il complesso dedicato a San Simone stilita, un monumento dell’arte paleocristiana tra i più sorprendenti al mondo.

La pietra posta sul basamento ove sorgeva la colonna del santo è nel centro di un atrio ottagonale attorno al quale sono disposte quattro basiliche a tre navate che formano un impianto cruciforme.

Poi si prosegue verso Refada una città morta abitata dal I al VII secolo d.C.

Lungo la nostra strada incrociamo un gruppo di donne e un uomo che raccolgono erbe da portare in città, al mercato. Naturalmente ci offrono un buonissimo tè.
Due colonne indicano la sepoltura di un soldato romano.
Poco distante i resti di un’altra chiesa bizantina.
A Qatura siamo ospiti di Ahmed per la cena e la notte.

Il giorno dopo proseguiamo per raggiungere la cima dello Sheikh Barakat, il monte Corifero, alto di 876 metri su cui era venerata una divinità semitica. I romani vi edificarono 15 santuari dedicati a Giove.

La cima del monte Corifero.

Dopo essere scesi dal monte Corifero, giungiamo a Tal Adeh ospiti del sindaco che ci offre un caffé e ci mette a disposizione un auto per giungere alla Roman Road circa 15 chilometri più a sud. Percorriamo tutta la strada, databile al II secolo d.C. , lunga circa un chilometro, fino al villaggio di Tell al-Karameh. Qui otteniamo facilmente un passaggio su un motocarro. Superata Sarmada giungiamo ai piedi dello Jebel Barisha un monte sulle cui pendici sorge il monastero di san Daniele, chiamato Braij.

La strada romana
Il monastero risalente al VI secolo e sede di una comunità monofisita, è attraente per la posizione, a picco sulla piana di Dana.

Proseguiamo per monti in direzione di Baqirha. Sulla sommità della collina troviamo i resti di una grande basilica e un gruppo di ragazzi che ci invitano nelle loro case per la cena e la notte. Saliamo sulle loro moto per giungere dopo qualche chilometro a Kafer Djan, il loro paesino.

Il giorno dopo visitiamo altri resti a Barisha, affrontiamo emozionanti discese e nuove salite, fino ad arrivare in cima ad un’altra collina, al villaggio di Qalb Lozeh (Cuore della mandorla), uno dei pochi insediamenti drusi della Siria settentrionale.

L’enorme basilica, meta di pellegrinaggi, è datata fra il 450 e il 480 d.C. ed è uno dei massimi esempi architettonici in “Stile siriano”.

Con un minibus andiamo a Idlib una città di non molto interesse. Abbiamo dormito in quello che ci hanno detto essere l’unico hotel: molto costoso e da evitare. Consiglio di proseguite verso Hama che è tutt’altra cosa. Il giorno dopo con un minibus siamo andati a Serjilla la città morta più famosa e affascinante.

Veduta di Serjilla.

Proseguiamo a piedi verso l’antica Al Barah, camminando fra antiche tombe e uliveti. Poi torniamo nel centro della nuova Al Barah e prendiamo un minibus che ci porta ad Apamea, città fondata nel 300 a.C. da Seleuco I in dedica alla moglie Apama. Ciò che vediamo è quanto ricostruito dai romani dopo il terremoto del 115 d.C.

Il cardo maximus lungo quasi 2 km e largo 37,5 metri inclusi i portici sui quali affacciavano i principali edifici pubblici intervallati da botteghe.

Con l’ennesimo minibus andiamo ad Hama, la bellissima città delle norie sull’Oronte. Prima di sera riusciamo ad iniziare la visita alla città. Pernottiamo al Cairo Hotel.
La mattina dopo con un taxi dell’hotel e pochi euro decidiamo di visitare il Crac des Chevaliers e il castello di Masyaf.

Il Crac des Chevaliers o Qalaat al-Hossn (Castello della fortezza) è una delle fortezze più grandi al mondo, esempio di architettura militare crociata e modello di perfezione in materia di fortificazione medioevale.
La fortezza di Masyaf, cittadina ismailita in passato cuore del regno della setta degli assassini.
Prima di rientrare a Hama, il tassista si ferma per una ghiottoneria: la pizza dei beduini fatta al momento nel loro tipico forno.

Hama è una bella città di mezzo milione di abitanti. Le sue norie, enormi ruote di legno, sollevavano l’acqua dell’Oronte per travasarla in acquedotti capaci di portarla ad irrigare orti e giardini. Visitiamo il centro e il sŭk.

La mattina presto di domenica 6 marzo, partiamo con un pullman verso Palmira, nel cuore del deserto siriano.

Il luogo abitato fin dal VII millennio a.C. divenne una città con il nome di Tadmor nel XIX secolo a.C. I resti oggi visibili risalgono al periodo del suo massimo splendore – 250/270 d.C. -quando fu governata dalla regina Zenobia che osò ribellarsi a Roma.
Il santuario di Baalshamin, Signore del cielo, e sullo sfondo il castello di Fakhr an-Din ibn Maan.
Il tempio di Bel.
L’arco Severiano a tre fornici, in forma triangolare, progettato per mascherare un cambio di direzione dell’asse viario di circa 30°.

Il giorno dopo, lunedì 7 marzo rientriamo ad Aleppo, passando per le rovine di Qasr el Hayr al Sharqi, un complesso formato da due fortezze distanti 40 metri l’una dall’altra e separate da un minareto.
Ci fermiamo a visitare Resafe (Sergiopolis) sito fortificato di epoca romana-bizantina, divenuto dopo il XII secolo meta di pellegrinaggio perché luogo in cui avvenne il martirio di san Sergio.

Prima di tornare a casa, una sosta è d’obbligo sull’Eufrate.

Questa meravigliosa esperienza è divenuta realtà grazie alle capacità, alla pazienza e alla sensibilità di Alessandro Vergari – guida professionista della Cooperativa Walden Viaggi a piedi – mio compagno di viaggio. Alessandro ha voluto esplorare il territorio alla ricerca di sentieri: deciderà con calma e con le altre guide della Cooperativa Walden se organizzare un viaggio in Siria in un prossimo futuro.
Utile e interessante è visitare il sito http://www.waldenviaggiapiedi.it e richiedere A piede libero, la Newsletter di Walden che vi condurrà, zaino in spalla, per sentieri stupendi, in Italia e in giro per il mondo.